Miyuki Kitagawa, una donna intraprendente e il pregiudizio giapponese.

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(English below)

Miyuki e’ una cara amica, esubertante, raffinata ed intraprendente che in venti anni di attivita’ ha vinto il pregiudizio maschilista della societa’ giapponese e dell’industria della sartoria.

Miyuki Kitagawa e’ General Manager della societa’ VESTA by John Ford (https://johnford.co.jp/), sartoria e una showroom in Ginza dove servono prestigiosi clienti con i migliori tessuti italiani. Seguendo le orme del padre che ancora e’ in carica come Presidente della societa’ e col quale come in tutte le buone famiglie ogni tanto ci litiga, gestisce tutte le attivita’ di vendita, immagine, promozione e rapporti con una clientela che va da Hokkaido a Fukuoka, da ambasciatori a imprenditori , giapponesi, coreani e italiani ovviamente.

Prima di appassionarsi alla sartoria di famiglia, Miyuki si laurea in Giurisprudenza a Tokyo, e poi intraprende la carriera giornalistica, lavorando prima alla BBC e poi alla NBC, anni in cui perfeziona l’inglese che e’ praticamente perfetto. E con le lingue ha avuto sempre un rapporto particolare dimostrando un innato talento e il lavoro da giornalista la mette in contatto con il Foreign Correspondant Club in Japan ((http://www.fccj.or.jp/), il prestigioso club che unisce i giornalisti stranieri a Tokyo e dove rimane affascinata dalla cultura italiana, perche’, come dice lei, i giornalisti italiani erano i piu’ simpatici e felici di vivere.

L’aspetto piu’ interessante della carriera di Miyuki e’ la battaglia culturale che ha condotto (vincendola) contro la societa’ maschilista nipponica. Ancora oggi il Giappone e’ fortemente maschilista, le donne raramente ricoprono cariche importanti nella societa’ e in certi settori per tradizione ci sono solo uomini. La spina dorsale del sistema economico Giapponese e’ rappresentato dalle trading companies (Sogo shosha 総合商社), aziende intermediarie che non hanno solo la funzione di commercializzare, ma anche di fornire servizi ai loro clienti, siano essi logistici, finanziari o altro. Fondamentalmente le sogo shosha sono spesso un modo per mascherare la dissocupazione e aumentare i prezzi finali.

Bene, in queste sogo shosha la presenza femminile e’ bassa e comunque svolgono compiti secondari, come servire il te’ o seguire la contabilita’, mentre i giochi veri e gli affari sono condotti dagli uomini, che si parlano e contrattano all’infinito, spesso fumando e bevendo fino a tarda notte.

Quando Miyuki Kitagawa circa vent’anni fa, inizio’ a lavorare nell’azienda di famiglia, si scontro’ subito con questa cultura e dovette rompere i pregiudizi dei suoi fornitori e clienti per affermarsi in questa societa’ mascilista e capi’ subito che non si sarebbe imposta in questo ambiente se si fosse adattata alle regole del gioco e alle abitudi del settore, ma capi’ che poteva dare un grande contributo in quando donna, diversa quindi dagli uomini, con una visione diversa e presto i clienti capirono che una donna ha punti di forza perche’ sono appunto diversi.

Ho avuto la fortuna e il privilegio di fotografarla durante una vendita online ai tempi del covid19. I clienti non si possono muovere e lei li raggiunge in video-chiamata.

Quando e perche‘ hai deciso di studiare l’italiano?

Ho deciso che volevo studiare l’italiano quando frequentando il Club dei Corrispondenti Esteri (FCCJ) i giornalisti piu’ felici e contenti erano gli italiani, decisi quindi che volevo anche io parte di quella felicita’ e stile di vita.

Dove hai studiato l’italiano?

Sono stata a Roma per piu’ di un anno, un ricordo bellissimo, un sogno per me a quell’eta’. Dopo Roma andai a Parigi a studiare il francese, ma nessun luogo puo’ togliare il primato all’Italia.

Cosa significa essere donna nel tuo lavoro?

All’inizio e’ stata davvero dura, quando iniziai i clienti dopo i primi cinque minuti di conversazione mi chiedevano quando arrivava il sarto vero. I tempi sono cambiati per fortuna, ma io sono una delle poche donne in questo settore.

Come hai fatto a farti accettare?

All’inizio pensavo che mi sarei dovuta adattare io alle abitudini del settore, comportarmi come un uomo per essere accettata sarebbe stato piu’ facile ma sicuramente svilente, decisi quindi che dovevo essere me stessa e i clienti pian piano mi hanno apprezzato proprio perche’ diversa, proprio perche’ da me trovavano consigli che da altri non trovavano, spesso parlo con le mogli dei miei clienti, ma i clienti stessi si sentono molto a loro agio con me.

Come ha iniziato tuo padre?

Mio padre ha iniziato questa attivita’ negli anni ottanta, nel pieno della ‘bubble economy’, Il Giappone cresceva a doppia cifra e l’abito era obbligatorio; gli impiegati non avevano tempo di andare a far shopping, quandi mio padre organizzava dei trunk show presso le grandi banche e vestiva tutti gli impiegati.

Cos’e’ cambiato da allora?

In numeri sono sicuramente cambiati, mio padre forniva un servizio e i numeri erano altissimi, io ho iniziato quando il boom economico stava finendo e abbiamo quindi avuto l’intuizione di dover cambiare, abbiamo cercato la qualita’ piuttosto che la quantita’, i clienti volevano un posto riservato dove recarsi con la moglie e scegliere il proprio abito e nel 2003 abbiamo aperto la showroom a Ginza  e adesso forniamo un prodotto di alto livello con materiali italiani.

Hai iniziato come giornalista e poi di sei dedicata alla sartoria, hai qualche rimpianto?

No, adoro il mio lavoro e poi non ho mai abbandonato la vena giornalistica, per otto anni ho curato una rubrica del giornale Men’s EX che voleva il punto di vista di una donna nella mondo sella sartoria maschile, e poi ancora adesso ho un mio blog su come le donne vedono la sartoria maschile.

La tua citta’ preferita in Italia?

Sicuramente Roma, mi ha cambiato la vita. Ho la tessera dell’Esselunga, adoro fare la spesa in Italia.

La tua citta’ preferita in Giappone?

Adoro passare il tempo libero nella nostra casa a Nagano, un casa tradizionale giapponese.

La spesa piu’ inutile che ha mai sostenuto?

Lo ammetto, ho un debole per il 100yen Store, non resisto e mi compro sempre qualcosa.

Come hai vissuto il lock down per il Covid19?

Come tutti abbiamo dovuto chiudere la showroom, abbiamo quindi pensato che dovevamo stare vicino ai clienti in qualche modo. Ho organizzato una serie di eventi con musicisti per intrattenere le serate dei miei clienti, e poi non ci siamo fermati con le vendite, raggiungendo in video-chiamata i clienti che non si potevano muovere, non e’ la stessa cosa, ma i clienti affezionati ci conoscono e si fidano di me. Il mondo cambia e noi con loro.

(English Version)

Miyuki Kitagawa, a dynamic woman in a chauvinist Japanese society.

Miyuki is a good friend, enthusiastic, refined and dynamic friend who has overcome the male-dominated prejudice of the Japanese society and the tailoring industry.

Miyuki Kitagawa is General Manager of VESTA by John Ford (https://johnford.co.jp/), a tailor shop in Ginza that works with prestigious customers using the best Italian fabrics. Following the footsteps of his father who is still running the company as President and with whom, as in all good families, she occasionally fights, she manages all the sales, image, promotion and relationships with customers who are from Hokkaido to Fukuoka, Ambassadors and entrepreneurs, Japanese, Koreans and Italians of course.

Before becoming passionate about tailoring, Miyuki graduated from Tokyo with a degree in Law, and then began her career as a journalist, working first at the BBC and then at NBC. She has always had a special relationship with languages, demonstrating an innate talent and her work as a journalist puts her in contact with the Foreign Correspondent Club in Japan ((http://www.fccj.or.jp/), the prestigious club that brings together foreign journalists in Tokyo.

The most interesting aspect of Miyuki's career is the cultural battle she waged against the Japanese male-dominated society. Even today Japan is strongly chauvinist, women rarely hold important positions in society and in certain sectors traditionally there are only men. The backbone of the Japanese economic system is represented by trading companies (Sogo shosha 総 合 商社), intermediary companies that have not only the function of trading, but also of providing services to their customers, such as logistic, financial or others.

Well, in these sogo shosha the female presence is low and in any case they carry out secondary tasks, such as serving tea or accounting, while the real games are conducted by men, who talk and bargain indefinitely, often smoking and drinking until late at night.

When Miyuki Kitagawa about twenty years ago started working in her family business, she immediately clashed with this culture and had to break the prejudices of her suppliers and customers in order to affirm herself and she immediately understood that she would not have imposed herself in this environment if she had adapted to the rules of the game, but she could make a great contribution when she was a woman, therefore different from men, with a different vision and soon the customers understood that a woman has strengths that they are just different.

I was fortunate and privileged to photograph her during an online sale in the time of covid19. Customers cannot move and she reaches them on video call.

When and why did you decide to study Italian?

I decided that I wanted to study Italian when attending the Club of Foreign Correspondents (FCCJ), Italian journalists were always happy, so I decided that I also wanted part of that happiness and lifestyle.

Where did you study Italian?

I have been in Rome for over a year, a beautiful memory, a dream for me at that age. After Rome, I went to Paris to study French, but no place can take away the primacy from Italy.

What does it mean to be a woman in your job?

At the beginning it was really hard, when I started some customers after the first five minutes of conversation they asked me when the real tailor was coming. Times have fortunately changed, but I am one of the few.

How did you get accepted?

At the beginning I thought that I would have to adapt to the habits of the sector, behaving like a man to be accepted would have been easier but certainly demeaning, so I decided that I had to be myself and the customers slowly appreciated me because I was different, just because they found advice from me that from others could not find, I often talk to the wives of my clients and the clients themselves feel very comfortable with me.

How did your father start?

My father started this business in the eighties, in the midst of the 'bubble economy', Japan was growing double-digit and the dress was mandatory; the employees did not have time to go shopping thus1 my father organized trunk shows at the big banks and dressed all the employees.

What has changed since then?

The numbers have certainly changed, my father provided a service and the numbers were very high, I started when the economic boom was ending and therefore we had the intuition to change, we moved from quantity to quality and in 2003 we opened a showroom in Ginza and now we supply a quality product with Italian materials.

You started as a journalist and then you moved to the tailoring business, do you have any regrets?

No, I love my job and then I never completely left journalism, for eight years I edited a section of the magazine Men's EX that wanted the point of view of a woman in the world of men's tailoring, and then I still have my own blog on how women view men's tailoring.

Your favorite city in Italy?

Certainly Rome because it has changed my life. I have the Esselunga card, I love shopping in Italy.

What is your favorite city in Japan?

I love spending free time in our house in Nagano, a traditional Japanese house.

The most useless expense you have ever incurred?

I admit it, I have a soft spot for the 100yen Store, I can't resist and I always buy something.

How did you experience the lock down for Covid19?

As we all had to close the showroom, we therefore thought that we had to be close to the customers in some way. I organized a series of events with musicians to entertain my clients' evenings, and then we didn't stop with the sales, reaching on video call the customers who couldn't move, it's not the same thing, but the loyal customers they know us and trust me. The world changes and we need to do the same.

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